Le Medie imprese del sud crescono più di quelle al nord

Le medie imprese del Mezzogiorno negli ultimi dieci anni hanno superato le imprese analoghe del Centro e del Nord. Anche l’impennata dei costi energetici e la pandemia non ne hanno frenato la corsa che quest’anno prevedono un incremento dell’8,1% (contro il 7,2% delle altre aree d’Italia).

la fabbrica del futuro

+ 8,1% il giro d’affari nel 2022. Quasi la metà supererà i livelli produttivi pre-pandemia
Il 71% si è già attivato – o lo farà a breve – sul PNRR

Il rapporto delle medie imprese del mezzogiorno, reso noto dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne lo scorso 16 dicembre 2022, ci informa che poi il Sud economicamente non va poi così male come si pensa. Le medie imprese del Mezzogiorno negli ultimi dieci anni hanno superato le imprese analoghe del Centro e del Nord. Anche l’impennata dei costi energetici e la pandemia non ne hanno frenato la corsa che quest’anno prevedono un incremento dell’8,1% (contro il 7,2% delle altre aree d’Italia), dopo l’aumento del 10% conseguito nel 2021. Così quasi la metà conta di superare entro il 2022 i livelli pre-Covid.

Il Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne che ha curato il rapporto, è il fulcro dell’informazione economica delle Camere di commercio.

Esso risponde alla necessità di rafforzare l’azione di analisi e monitoraggio dei fenomeni socio-economici anticipando i mutamenti dei mercati e della società per fornire informazioni utili di supporto alle politiche di sviluppo.

La funzione degli studi e dell’informazione economica è una delle competenze assegnate dalla legge (d.lgs 219/2016) a sostegno della competitività delle imprese e dei territori.

L’attività di studio e di analisi si svolgono in ambiti diversi fra cui:

● analisi, elaborazione e lettura delle dinamiche delle imprese;

● individuazione di percorsi di sviluppo locale;

● osservazione delle tendenze dei settori e delle filiere produttive;

● approfondimenti sulle tematiche relative all’innovazione;

● contabilità economica territoriale;

● definizione di linee di policy e monitoraggio dei loro effetti.

“Le medie imprese meridionali rappresentano la locomotiva industriale del territorio, figlie di un capitalismo familiare di lunga data che si tramanda da generazioni. Sono imprese che hanno anche messo in evidenza una capacità di resistenza non inferiore rispetto alle altre presenti nel resto del Paese”. È quanto ha sottolineato il presidente di Unioncamere Andrea Prete che ha aggiunto “sono pronte a cogliere le sfide del cambiamento puntando sempre più sulla frontiera 4.0, facendo leva anche sul PNRR. Ma per questo servirà, soprattutto al Mezzogiorno, sviluppare un modello di innovazione improntato su una forte collaborazione tra imprese, Università, centri di ricerca locali”.

Quasi una media impresa su 10 è del Sud. Più precisamente sono in tutto 316 le aziende leader del cambiamento provenienti dal Mezzogiorno (3.174 complessivamente operanti in Italia), delle quali il 40% circa si trova in Campania. Nel 2020 fatturano 14,6 miliardi di euro, coprono l’11,5% del valore aggiunto del totale manifatturiero della stessa area e il 30% delle loro vendite è destinato all’estero. Alimentare-bevande, meccanico e chimico-farmaceutico sono i settori principali in cui operano, rappresentando oltre l’80% del giro d’affari complessivo.

Nel Sud, le medie imprese sono più dinamiche delle grandi…
Quasi la metà delle medie imprese prevede di superare i livelli pre-Covid. Più precisamente il 44% delle medie imprese del Mezzogiorno, alla stregua delle altre della stessa stazza nel resto d’Italia, si attende di riuscire a mettere definitivamente alle spalle la crisi pandemica, superando già quest’anno i livelli produttivi pre-Covid. Mentre solo il 31% delle imprese di grandi dimensioni operanti nel meridione pensa di riuscire a farlo.

anche grazie al PNRR
Il 71% delle medie imprese meridionali punta sul PNRR: il 48% si è già attivato mentre il 23% ha in programma di farlo nel breve termine. C’è però un altro 29% che non pensa di avvantaggiarsi delle opportunità previste dal Piano.
quasi la metà punta per competere sull’open innovation
Aperte a fare network per innovare, ma meno di quelle del Centro e del Nord. Il 44% delle medie imprese del Mezzogiorno investirà in processi di co-innovazione entro il 2024 con almeno un soggetto esterno alla propria azienda, contro il 53% di quelle localizzate nelle altre aree. Il 32% punterà sulla collaborazione con le Università per la co-innovazione di prodotti e servizi (contro il 40%), il 3% con i subfornitori (contro il 12%) e il 15% con i clienti (contro il 17%).
Le incertezze degli ultimi anni hanno spinto le medie imprese meridionali ad affrontare alcuni temi non più rinviabili. L’85,1% di esse ritiene prioritario agire sulla governance attraverso un rinnovo manageriale o generazionale (contro il 78,4% delle altre aree). Inoltre, il contesto geopolitico ha imposto un ripensamento delle catene di fornitura tanto che, per limitarne i rischi di rottura, il 75,8% delle medie imprese del Mezzogiorno (in linea con le altre aree) ha optato per una diversificazione dei fornitori, incrementandone il numero e preferendo quelli di prossimità, cioè meridionali.

“Napoli tra bellezza e magia”: un libro da leggere in un fiato

Sabato 10 dicembre 2022 sono approdato alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria che si è tenuta a Roma dal 7 al giorno 11 dicembre, mentre imperversava sulla città il più furioso acquazzone dai tempi di Noè in poi.
Mi sono volontariamente sottoposto a quello che potrebbe sembrare la soddisfazione di un insano impulso masochistico, incomprensibile, specie per un borbonico sia pure progressista, come mi autodefinisco, inconsapevole di infrangere un ossimoro storicamente consolidato e come tale accettato:

un borbonico è per definizione un regressista e quindi non può essere progressista.

Il fatto è che i libri esercitano ancora un fascino insostituibile su alcuni soggetti. Essi mantengono ancora un primato su tutti i media attualmente a disposizione, compresi i cosiddetti social che tendono ad essere sempre più “asocial”.
Se la radio ti dice la notizia, la televisione te la fa vedere ed il giornale te la spiega anche se a modo suo, è nel libro che si trovano le risposte ai propri interrogativi, voglia di conoscenza, oppure di appagamento dell’animo.

Con i libri ci si immerge in una dimensione così fantastica che diventa prossima alla realtà, così si sogna e si partecipa a ciò che si legge.
Inoltre la Piccola e Media editoria, fortunatamente numerosissima in Italia, offre dei vantaggi in più rispetto alle grandi case editrici, che dispongono di mezzi ingenti per propagandare i loro prodotti sia attraverso le tivù di Stato sia attraverso i vari premi strega, whisky, campiello e compagnia bella. Il principale dei quali è quello di farci trovare delle vere perle letterarie
Infatti è nella piccola e media editoria che si nascondono notevoli gioielli poetici, affascinanti pagine storiche, romanzi coinvolgenti, frutto di lavoro, competenza e passione dei numerosi autori che difficilmente diventeranno star o influencer. E quando si trova un libro bello ti appassiona e lo leggi d’un fiato e poi lo rileggi.

Ma ritorniamo a noi. La visita alla Fiera aveva due scopi, uno secondario, visitare la Fiera scartando i simposi degli editori facoltosi, tipo quelli di Robinson e andando a piluccare fra i testi esposti, l’altro primario assistere alla presentazione di un libro su Napoli, sia pure presentato sotto le mentite spoglie di un romanzo: “Napoli tra bellezza e magia” di Antonio R. Garofalo edito per i tipi della casa Editrice Albatros.

Il cuore di Napoli si concentra fra il mare, l’Albergo dei Poveri, voluto da Carlo III, il Duomo dove c’è la cappella di San Gennaro, via Foria, via Spaccanapoli, i quartieri spagnoli via Toledo e, a due passi da via San Gregorio Armeno, celebre per i suoi negozi di pastori e dei Presepi e via del tribunale, c’è poco distante San Domenico Maggiore, il palazzo del principe di San severo, la chiesa di San Pietro a Majella e Piazza San Gaetano dove c’è (c’era) l’agorà per i greci e il foro per i romani cioè il cuore dove il popolo veniva a deliberare sostituiti dai cosiddetti “ i sedili” , una specie di giunta comunale o quantomeno una consulta cittadina sui problemi della città. I sedili erano composti da cinque nobili e da un rappresentante del popolo. In questo spazio c’è la Napoli immutabile ed eterna anche se circondata da grattacieli che vogliono imitare il Pirellone di Milano che, anche quello pur facendo ormai parte dello skyline meneghino, è sempre un cazzotto negli occhi.
Alberto Santoro vice questore destinato a Napoli dopo aver lavorato al Nord, ad Alessandria prima di riprendere il suo lavoro nella città partenopea per caso si reca in una libreria per acquistare un libro e a tutta la sua attenzione da una porta misteriosa non resiste alla tentazione di entrarvi e improvvisamente si trova catapultato all’epoca dell’ illuminismo nel XVIII secolo con un caso di omicidio da risolvere.

L’autore, Antonio Garofalo è nato a Napoli e anche si vive a Roma da molti anni per ragioni di lavoro, non ha perso per niente la sua napoletanità. Ha svolto la professione di avvocato, conseguito un master in comunicazione pubblica presso ‘Università la Sapienza di Roma ed ha lavorato nella pubblica amministrazione. Coltiva da sempre una passione per la storia ,interessandosi specialmente di quella relativa al meridione e a quella del Regno delle due Sicilie in particolare
Nel 2021 ha pubblicato il saggio storico “Bugie intrighi e misteri “in cui indaga su alcuni gialli quali la morte improvvisa di Camillo Benso di Cavour, quella di Ippolito Nievo un garibaldino morto in un naufragio della sua Nave e di altri, tentando di fare luce su questi fatti, rimuovendo la polvere accumulata su questi cold case.

L’occasione di questa presentazione era troppo ghiotta per lasciarsela perdere. Già l’incipit traccia il perimetro dell’azione, il pomerio come avrebbero detto gli antichi romani e ti fa pregustare lo scenario entro i quali si muoveranno i protagonisti di questo fantastico romanzo.

Alla fine è valsa la pena essersi bagnati come un uccellino.

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