25 marzo 2021: l’ingolfo commemorativo: Dante oscura Venezia

Lo scorso 25 marzo c’è stato un ingolfo commemorativo nel quale Venezia ha avuto decisamente la peggio.

Durante tutta la giornata siamo stati sommersi da una marea commemorativa di reminiscenze dantesche culminata con lo show di Benigni Roberto che ci ha allietato per l’ennesima volta, e non gliene saremo mai abbastanza grati , recitando qualche brano della Commedia dantesca, meritatamente preceduta dall’aggettivo di Divina. Alla presenza mi sembra di aver capito del Presidente della Repubblica
Diciamo che a riequilibrare un po’ la cosa c’è stata una trasmissione su Dante irradiata da Rai Storia e spiegata con la solita capacità divulgativa da Alessandro Barbero, per cui anche io ci ho capito qualcosa.
Devo confessare che di Dante ho poche cognizioni, in massima parte reminiscenze scolastiche, più dal lato storico che da quello artistico,. A suo tempo, perché obbligato, ho letto qualche canto dell’Inferno, non mi ricordo granchè, ma mi era piaciuta l’architettura con cui aveva immaginato l’aldilà per comprendere la quale dobbiamo immergerci nello spirito del modello culturale esistente fra il 1200 e 1300, di cui si ritrova qualche reminiscenza del saggio di J. Huizinga “l’autunno del medioevo”. E’ ovvio che ci si conosce un poco di più l’inferno dove c’è l’incontro con Virgilio, lo spin doctor del divo Augusto, il conte Ugolino e le sue devianze antropofaghe, la love story di Paolo e Francesca e qualcosina del purgatorio e del Paradiso, tipo l’incontro con Beatrice: cose troppo complicate che lascio volentieri agli studiosi specialisti.
Dante è un anticipatore dei Social network: i vari personaggi, a secondo in che rapporto stanno con lui, lui li schiaffa o meno nei vari gironi dell’inferno. Invece dei post e dei commenti, una bella terzina e via.
Per capirlo appieno vi consiglio un vecchio libro di Indro Montanelli, un divulgatore ante litteram: Scorrendo il libro “Dante ed il suo secolo” si può avere un quadro più esatto del periodo in cui il “sommo poeta” ebbe a vivere. Fu un personaggio a tutto tondo che non scese mai a compromessi e difficilmente avrebbe seguito l’abitudine molto diffusa nel nostro periodo storico, di “mutare casacca”. Lui non la mutò mai e invece di vivere nell’agiatezza nelle corti provenzali dove i trovatori erano benvoluti e benpagati, pagò lo scotto della sua coerenza. Meriterebbe essere ricordato solo per questo a scorno degli odierni trasformisti A me hanno sempre affascinato le silografie di Durer e di Gustavo Doré, specie quelle raffiguranti l’inferno che hanno accompagnato il mio immaginario .
Se il 25 marzo 2021 si ricordavano i 700 anni del sommo poeta, sempre il 25 marzo 2021 cadevano i 1600 anni della fondazione della Repubblica di Venezia.
Vediamo perché si è creato il bisticcio e la sovrapposizione delle ricorrenze.
Dante è nato a Firenze forse a maggio o forse a giugno del 1265, ed è morto a Ravenna il 14 settembre 1321. Allora perché si festeggia e si commemora con il “Dantedì” il 25 marzo?
Forse la colpa è del pressappochismo burocratico culturale dei soggetti che presidiano le nostre istituzioni.
La giornata per Dante è stata istituita nel 2020 dal Consiglio dei ministri su suggerimento del ministero della cultura. La scelta del 25 marzo, come data per celebrare Dante non è casuale. A cominciare dal nome, infatti il giorno dedicato a Dante si chiama “Dantedì” perché all’inventore della lingua italiana, anche se volgare, non si poteva dedicare un “Dante Day” qualsiasi.

Perché il 25 marzo lo spiegò Dario Franceschini, Ministro per i beni e le attività culturali. Poiché gli studiosi identificano con il 25 marzo il momento in cui ha inizio il viaggio nell’aldilà, quando il poeta, “nel mezzo del cammin di nostra vita si ritrovò per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita” per questo motivo fu scelto quel giorno. Quindi la commemorazione non riguarda in toto Dante, ma principalmente la Divina Commedia.
Nello scegliere la giornata del 25 marzo, il ministro Franceschini, ma neppure i suoi consulenti e collaboratori, non aveva presente che nello stesso giorno era previsto un altro evento, anche questo di una certa importanza e rilevanza storica: la celebrazione dei 1600 anni della nascita di Venezia.
Le leggende e gli antichi documenti parlano del 25 marzo del 421 dopo Cristo come data di nascita della Repubblica di Venezia.
In quel giorno sarebbe stata fondata la chiesa di San Giacomo a Rialto attorno ai primi nuclei di veneti scampati dalla furia devastatrice degli invasori barbari.
Sicuramente è una data inventata, come il 21 aprile per i natali di Roma, ma serviva a dare ai veneziani un punto di partenza di un percorso che è stato glorioso ed importante.
Ecco perché forse valeva la pena tenere distinte le due celebrazioni quelle di Dante e quella della Repubblica di Venezia.

Ma, come si dice, è inutile piangere sul latte versato.

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