Anche Napoli aspetta Godot : Una città poliedrica e dolente alla ricerca di uno sbocco che non arriva mai

Napoli, una città poliedrica, dolente ma vivace perennemente alla ricerca di uno sbocco finale positivo che non arriva mai.
Togliendo le pizze, il sole e le canzoni, parlare di questa città è sempre complicato.
La vita sociale e quindi politica economica e civile a Napoli non è nata ieri, perché ha circa 3000 anni, tutto sommato portati abbastanza bene. La fondazione ufficiale di Neapolis, ubicata in quello specchio di mare ai piedi del Vesuvio, dove si lasciò morire la sirena Partenope per non essere riuscita ad ammaliare Ulisse con il suo canto, risalirebbe al 21 dicembre 475 a.C., giorno del solstizio d’inverno, perché la fondazione di una nuova città avveniva quasi sempre in concomitanza di fenomeni astronomici, come il solstizio o l’equinozio.

La fondazione non avveniva in un deserto, in quanto quel pezzo di territorio campano era abitato anche precedentemente. Del periodo romano, sia repubblicano che imperiale non abbiamo molte notizie della vita di Napoli, se non ciò che possiamo desumere da quella che si svolgeva a Pompei ed Ercolano.
L’irruzione di Napoli nella storia come protagonista avviene dopo la caduta dell’impero romano. I normanni, Federico II di Svevia, gli angioini, gli aragonesi, gli spagnoli, i Borbone, i Savoia e infine la Repubblica Italiana.
Il filo rosso che unisce questi passaggi storici è costituito da un modello culturale quasi antropologico, che si è sommariamente tratteggiato nell’articolo “ i meridionali sono tutti borbonici?
Esso coinvolge il modus vivendi e operandi, cioè il modo di vivere e di operare dei napoletani. Le descrizioni di questi modi comportamentali sono molteplici e ne hanno riferito autori non di secondo piano come Goethe, Dumas eccetera, e ne hanno cantato infiniti artisti napoletani ( per artista intendo scrittori letterati, pittori, attori, storici, cantanti, artigiani specialisti presepiali). Due scrittori per tutti agli antipodi: Curzio Malaparte e Giuseppe Marotta.
Insomma attraverso il tempo si sono dipanati avvenimenti storici, spesso cruenti e disastrosi, guerre, epidemie, terremoti, eruzioni , le istituzioni, civili e religiose che hanno plasmato il carattere dei napoletani che pur ignorando hanno dovuto applicare la teoria dell’evoluzionismo di Darwin per continuare a campare, teoria che a Napoli si sarebbe tipizzata nell’arte di arrangiarsi.
Naturalmente le cronache attraverso i secoli hanno evidenziato come anche ai giorni nostri, ma con maggior affidabilità, in quanto le fake news erano di minor portata e frequenza, le situazioni da “prima pagina” rispetto alle situazioni di normalità espressi quotidianamente per vivere, che come sappiamo non è attività pacifica e tranquilla, tanto è vero che si parla di lotta per la vita ( A Napoli come in tutto il resto del pianeta).
Questo ha fatto emergere il cliscé (cliché) dei napoletani infingardi, lazzaroni, pressappochisti, approfittatori, cui basta il sole, la pizza, una bella guagliona e tirramm’annanz.
La questione sul modo di vivere dei napoletani e del loro carattere ancestrale, è riesplosa con la trasmissione su Napoli curata da Corrado Augias per la Rai per il ciclo “Città Segrete”.

I social si sono ribellati al modello di rappresentazione ritenuto molto stereotipato con innesti storici che rafforzano gli antichi convincimenti radicati su Napoli anche se Augias non ha mandato in onda i mandolini, la pizza ed i presepi di San Gregorio Armeno. Ma focalizzato la sua attenzione sulla camorra e sul lato nascosto di Maradona.
Molti hanno rilevato sono stati molto più obiettivi gli Angela, padre e figlio con le loro trasmissioni tipo Quark o Ulisse, anche se sono sempre impregnati di filosabaudismo, specie quando si affrontano situazioni attinenti al Risorgimento.
Augias ha risposto risentito su Repubblica: “Credo che la rumorosa suscettibilità di alcuni napoletani davanti ad una visione critica della loro splendida città afflitta da molti mali sia un ostacolo serio al suo miglioramento”. Aggiungendo ( plurale maiestatico) “Noi non facciamo cartoline illustrate.” Le spiegazioni sono in parte accettabili ma non completamente, perché quello che lui descriveva o denunciava, in effetti di segreto non aveva proprio niente.
Io invito a vedere su Youtube la recente storia del Regno sulle due Sicilie che in parte spiega un po’ meglio le cose, ma non ci assolve completamente.


Napoli sostanzialmente è in perenne attesa di Godot, ma non se ne sta tranquilla e fiduciosa come i personaggi della commedia dell’assurdo.
Aspettando Godot” è una piece di Samuel Beckett del 1952 che fa parte del cosiddetto teatro dell’assurdo. Due personaggi Vladimiro ed Estragone seduti sulla scena vuota, tranne la presenza di un albero, da cui cadono le foglie ( a significare il tempo che passa), aspettano che arrivi Godot. Egli risolverà tutti i loro problemi. Godot non arriva, ma manda sempre messaggi tramite un ragazzo in cui avvisa che arriverà domani. Un domani che non arriverà mai!
Anche Napoli aspetta Godot e probabilmente lo aspetta dal 22 dicembre 475 a.C., cioè il giorno successivo alla sua fondazione.

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